Sheffield United: un avversario tosto, nel momento più delicato

Dopo la batosta rimediata nella trasferta di Goodison Park, il West Ham cerca il pronto riscatto ospitando lo Sheffield United al London Stadium sabato pomeriggio. Le Blades, neopromosse dalla Championship, sono reduci dal loro primo successo prestigioso in questo campionato ottenuto davanti al pubblico amico di Bramall Lane contro l‘Arsenal. Una vittoria che ha consentito alla squadra di Wilder di raggiungere proprio gli Hammers a quota 12 punti, ma di essergli davanti grazie alla differenza reti. Differenza reti positiva per lo Sheffield grazie soprattutto ad una difesa quasi imperforabile in questo inizio di stagione, la migliore insieme a quella del Liverpool con 7 gol subiti in 9 partite. Sono invece 4 i clean sheets conquistati, gli stessi del Manchester City. Dunque, un reparto difensivo di tutto rispetto, lo stesso che nella passata stagione è risultato il migliore di tutta la Championship con 41 reti subite. Wilder schiera solitamente i suoi con un 3-5-2 con Henderson tra i pali, Egan, Basham e O’Connell difensori centrali, Baldock terzino destro e Stevens terzino sinistro. Questo è il blocco difensivo che ha fatto le fortune delle Blades, con giocatori magari non di nome, ma che grazie all’organizzazione creata dall’allenatore, funziona ormai come un ingranaggio perfetto, difficile da scalfire. Le chiavi del centrocampo sono nella mani esperte del capitano Olivier Norwood, affiancato da Fleck e Lundstram, due giocatori prevalentemente di quantità. In attacco Wilder ha variato molto nelle prime nove partite, alternando un po’ tutti i suoi uomini offensivi: McGoldrick, Robinson, McBurnie, Mousset e la bandiera Billy Sharp. Per il West Ham un brutto cliente in questo momento non particolarmente brillante, un avversario che non colpisce sicuramente per la qualità del gioco, ma che sa essere terribilmente concreto quando serve. Sarà fondamentale avere pazienza, o meglio ancora, trovare subito una rete che aprirebbe qualche spazio in più per i giocatori di maggior talento della squadra di Pellegrini, così come avere un approcio giusto contro una squadra che ha l’agonismo tra le sue caratteristiche principali.

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Pellegrini: “Dobbiamo ripartire subito. Attenzione allo Sheffield”

In vista del match casalingo contro lo Sheffield United, Manuel Pellegrini ha parlato come di consueto nella conferenza stampa del giovedì. Queste le dichiarazioni salienti del tecnico cileno:

  • “L’Everton ha messo più energia di noi, hanno giocato ogni pallone come se fosse una finale perchè venivano da quattro sconfitte consecutive”
  • “C’è più rammarico per i punti persi in casa contro il Crystal Palace, perchè se vuoi avere una stagione importante non devi perdere troppi punti nel tuo stadio”.
  • “Dopo due sconfitte consecutive bisogna essere bravi a reagire immediatamente e continuare ad avere una mentalità vincente e ambiziosa perchè in un campionato di alto livello come la Premier League, due o tre palloni cambiano il risultato, come due o tre partite possono cambiare la classifica. Bisogna lavorare al cento per cento come squadra”.
  • “Lo Sheffield United ha un chiaro stile di gioco e il loro ottimo inizio non è frutto del caso. Sono una squadra difficile da affrontare che riflette totalmente le idee del loro allenatore. Dovremo giocare bene ed essere preparati per affrontare un simile avversario”.
  • Haller sta facendo bene, ma penso che potrebbe fare ancora meglio anche se è sempre difficile l’impatto con la Premier League per un giocatore proveniente da un campionato diverso. Ha iniziato meglio di quanto ci aspettassimo, ora deve migliorare soprattutto i movimenti in area e assimilare ulteriormente i nostri schemi perchè dobbiamo segnare più gol”.
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Il caso Tevez: l’operazione che ha acceso la rivalità tra Blades e Hammers

Forse non tutti quelli che seguono il calcio inglese sono a conoscenza della rivalità tra Sheffield United e West Ham, una rivalità che ovviamente non è la più sentita per entrambe le tifoserie che hanno i cugini dello Sheffield Wednesday per le Blades, e il Millwall per gli Hammers,  tra le squadre al primo posto nella classifica delle rivali più odiate. Tutto nasce nella stagione 2006-2007, l’ultima dello Sheffield United in Premier League prima della promozione di quest’anno, quando Blades e West Ham erano impegnate nella lotta per non retrocedere e arrivarono all’ultima giornata a pari punti. La formazione allenata all’ora da Neil Warnock perse 2-1 contro il Wigan, mentre gli Hammers riuscirono a battere ad Old Trafford il Manchester United già laureatosi campione d’Inghilterra grazie al gol di Carlos Tevez. Proprio il campione argentino è la causa dei dissidi tra i due club viste le irregolarità emerse nell’operazione per portare lui e il connazionale Javier Mascherano ad Upton Park che hanno portato alla multa di 5.5 milioni di sterline inflitta al club londinese. Una volta acclarate le responsabilità del West Ham, a Sheffield si aspettavano una punizione ben peggiore, come la riduzione dei punti, tanto da appellarsi ad una commissione indipendente della Premier e successivamente all’Alta corte. Le Blades chiesero inoltre un risarcimento danni quantificato in 30 milioni di pounds per le perdite finanziarie dovute alla retrocessione, siglando successivamente un “gentlement agreement” con gli Hammers ottenendo alla fine 20 milioni pagabili in 5 anni. L’attuale giocatore del Boca Juniors fu abbastanza decisivo per la salvezza dei claret & blue realizzando 7 gol nelle ultime 10 partite, compreso quello determinante in
casa dei Red Devils.

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Everton – West Ham: 2-0

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Everton  (4-2-3-1):  Pickford 7; Sidibe 6.5, Keane 7, Mina 6 (Holgate 90), Digne 6; Davies 6.5, Gomes 7; Walcott 8 (Kean 85), Iwobi 6 (Sigurdsson 87), Bernard 7.5; Richarlison 6.5
Subs not used:  Lossl, Baines, Calvert-Lewin,  Baningime
Goalscorers: Bernard 17, Sigurdsson 90+2
Booked: Davies, Gomes
Manager:  Marco Silva 

West Ham United (4-1-4-1): Roberto 6.5; Fredericks 6, Diop 6.5, Ogbonna 7, Masuaku 5; Rice 6; Anderson 5.5 (Yarmalenko 45 5.5), Lanzini 5.5, Noble 5 (Ajeti 74 6), Fornals 5 (Wilshere 63 6); Haller 6
Subs not used:  Martin, Balbuena, Zabaleta, Snodgrass
Manager: Manuel Pellegrini
Booked: Rice, Diop

Referee: Paul Tierney
Attendance: 39,263 

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WEST HAM TILL I DIE (Mattia Centanni)

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WEST HAM TILL I DIE
LONDRA 4-5-6 OTTOBRE 2019
DAY 1:
Finalmente! Dopo due mesi dalla prenotazione e pianificazione, la banda composta da Tia, Nico, Zack, Gio, Davide e la special Guest Renato è pronta a partire alla volta della Straordinaria Londra. Sveglia abbastanza proibitiva, entusiasmo pre-partenza che non ci fa pensare al sonno, un pisolino lo faremo in aereo e via direzione Malpensa. Arrivati al terminal, dopo aver lasciato le auto al parcheggio, ci troviamo una fila chilometrica per i controlli. Un po’ per colpa nostra (potevamo anticipare di qualche minuto) e un po’ colpa della famosa organizzazione tutta italiana, quasi di corsa e senza aver preso neanche un caffè, arriviamo al gate giusto giusto per evitare la fila per l’imbarco (siamo quasi gli ultimi). Finita la scazzottata tra di noi per accaparrarsi il posto finestrino (risulterà del tutto inutile per via delle nuvole), ci si accomoda, si aspetta l’ok dalla torre di controllo per il take off e via alla volta di Londra. Volo tranquillo, puntuale e con un atterraggio da manuale, arriviamo a Gatwick. Controlli di routine, mannaggia a chi non ha portato e a chi non ha il passaporto. Prima di prendere il treno, che ci porterà in centro, decidiamo di mangiare qualcosa al volo, visto che è da circa 5 ore che non riempiamo lo stomaco. Sei muffin al modico prezzo di 2,20£. Un Affare. Treno, poi metro (tube), ed una passeggiata di 5 minuti ci portano in hotel. Ci dividiamo nelle camere e lasciamo giù i bagagli. (Piccolo appunto sull’hotel, 58£ per due notti compreso di colazione in zona Stratford è un altro affare) Incamminandoci verso la fermata Stratford, per prendere la tube che ci porterà a Westminster, in comune accordo decidiamo di pranzare. Ovviamente la scelta ricade sul classico pub. Birra, primo giro offerto da Renato, hamburger e patatine, poi di nuovo un’altra birra. Ok! Adesso si che siamo pronti! Una volta arrivati alla fermata di Westminster, lo stimolo della pipì si prende gioco di noi, così Renato decide di investire 5 euro per consentire alla banda di ragionare meglio con la vescica vuota. Grazie infinite Rena! Purtroppo, il Big Ben e gran parte del parlamento sono ricoperti dalle impalcature (i lavori di ristrutturazione termineranno nel 2022). Da lì intraprendiamo un bel giretto a piedi: passiamo da S. James Park con le consuete foto con i simpatici – o meglio – opportunisti scoiattolini, Buckingham Palace per il the con la Regina, Trafalgar Square visitando il bellissimo museo National Gallery (non lo abbiamo visitato davvero), Piccadilly con i suoi maxischermi e negozio di articoli sportivi, Lillywhithes, negozio da
visitare assolutamente se siete, come noi, dei malati di sport ed infine Leicester Square. Non chiedetemi i km percorsi, quando si è in ottima compagnia passa tutto più in fretta.

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Dopo questa bella passeggiata, che ha occupato gran parte del pomeriggio, ci facciamo
attirare da un altro pub, dove ci accomodiamo e tra una chiacchiera e l’altra beviamo
un paio di birrette.
Un po’ per dovere dettato da ordini familiari, per i classici gift marchiati Harrods, ed
un po’ per tirare l’orario di cena senza far nulla di impegnativo, riprendiamo la tube
per Knightsbridge, fermata per il più famoso grande magazzino d’oltremanica.
Harrods si rileverà estremamente utile anche per fare pipì. La birra fa brutti scherzi.
Arriva ora di cena, e il buon Zack, ci porta nel primo storico ristorante Fish&Chips di
Londra. Davvero ottimo! Durante la cena, la stanchezza e le numerose birre bevute
durante l’arco della giornata prevalgono su molti di noi. Una vittima della situazione è
la bravissima, gentilissima e italianissima cameriera. Nico tenterà un approccio,
ricevendo un secco e deciso due di picche. Finita la cena, ci dirigiamo verso il nostro
Hotel, dove finalmente ci aspetta una bella dormita per ricaricare le pile in vista del
match day. Ma nella strada tra noi e l’hotel c’è un pub. Cosa facciamo? – Vuoi non
fermarti a bere qualcosina prima di andare a dormire? – Io e Renato optiamo per un
whisky, Davide rhum, Giovanni l’ennesima Giunness, con l’ennesima chiamata tra Piazza
Affari e Wall Street (verrà soprannominato “The Wolf of Gatwick”), Zack e Nico
invece, si affidano alla completa inesperienza del barman e prendono un Long Island –
che detto da loro risulterà una schifezza – Poi, per fortuna, buonanotte!

DAY 2:
È il giorno della partita, vero obbiettivo della gita londinese. Per chi più e chi meno il nostro cuore batte per i colori Claret&Blue del West Ham United.
Sveglia, colazione dei campioni con salsiccia e uova e direzione London Stadium, o
meglio, store dello stadio. Paese dei balocchi per Tia. Per fortuna facciamo la mossa di
andare di mattina e non prima o dopo il match che sarà nel tardo pomeriggio e sarà
affollatissimo, grande scelta vista la lentezza nello scegliere cosa comprare. Dopo
circa un’oretta passata tra magliette, felpe, sciarpe e qualsiasi altro articolo vi venga
in mente, usciamo tutti un po’ più leggeri nel portafoglio, tranne Renato che sostiene
di non aver speso neanche un euro convinto che la sterlina sia una moneta virtuale e
chiedendo più volte la differenza con il pound. (solo sull’aereo di ritorno si renderà
conto di aver speso tutta la pensione di settembre).
Tube direzione Candem Town. Passeggiata tra i suoi negozietti dove Tia trova il
cappello tanto desiderato e gentilmente regalato da Nico, hat cap (coppola in italiano),
Davide prende un paio magliette alla sua dolce metà e poco dopo indovinate un po’
dove ci rifugiamo? Un altro pub! Consigliato ancora da Zack. Facciamo il consueto
doppio giro di birre intervallato dal piacevole incontro con alcuni ragazzi statunitensi,
anche loro tifosi Hammers giunti a Londra per la partita, brindisi e foto ricordo!

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Zack, che spingeva per mangiare street food alle bancarelle del mercato, alla domanda
-ragazzi mangiate qualcosa? – si lascia abbindolare dalla bella cameriera (tra l’altro
anche lei di origine siciliana) e decide di ordinare dei nuggets di pollo giusto per non
dirle di no, mentre Davide, promoter del mangiare al pub, ordina una non ben definita insalata di verdure e frutta. (Per dovere di cronaca in tutto ciò, Nico riceve
l’ennesimo due di picche dalla bella cameriera e Renato rimane abbagliato dal sinuoso
“petto” dell’altra cameriera dalle origini non definite).
Non sazi da quattro nuggets di pollo, prendiamo comunque un sudatissimo e per
fortuna buonissimo hot dog dalle bancarelle street food.
Di nuovo Tube direzione Stratford, ma non ancora per dirigerci allo stadio, abbiamo
un appuntamento con il mitico Christopher! Appuntamento al Carpenters Arms, uno dei
pub di ritrovo pre e post match dei tifosi Claret&blue. Il pub si presenta con un bel
cartello all’entrata con scritto “no support away”. Appena entriamo la coda per le
birre è da bollino rosso, tipo casello di Melegnano all’esodo di agosto, ma tutto ciò non
ci spaventa. Per la birra questo ed altro! Ci accolgono Christopher ed i suoi due figli
Calum (21) ed Edan (18) – per loro ci sarebbe da scrivere un libro -. Quattro
chiacchiere, parlando mezzo inglese e mezzo italiano e via tutti insieme, stavolta
direzione stadio

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Atmosfera bellissima, nell’aria non si respira tensione o ansia per il risultato, solo
voglia di West Ham, fratellanza, siamo tutti Hammers! Controlli pressoché inesistenti
o meglio, poco invasivi: non esiste il biglietto nominativo, stadio moderno senza
barriere, però…manca terribilmente il vecchio e cattivo Upton Park, per chi come
alcuni di noi ha avuto il privilegio di vivere, anche solo per una volta, l’atmosfera
magica di quel quartiere e di Boleyn Ground fatica ad abituarsi a ciò che è la nostra
nuova realtà.
Si entra allo stadio qualche foto per i social o solo per ricordo e via che si va al
proprio posto ad attendere l’ingresso dei giocatori accompagnati dalla nostra canzone

“I’m forever blowing bubbles”, sempre da pelle d’oca. L’arbitro fischia il calcio
d’inizio…non commenteremo il match, ma non perché ci vede sconfitti per 1-2, ma
perché in questo caso, nel nostro caso, il risultato non conta nulla.
Finito il match è ora di cenare. Optiamo ancora una volta per il pub del giorno prima, a
Stratford vicino allo stadio. In Inghilterra non è che ci sia troppa scelta.
A cena conclusa iniziava a salire la malinconia che da lì a poche ore saremmo stati sul
volo di ritorno. Però su con la vita! La sera non era ancora finita, il post cena
prevedeva ancora una tappa, la visita al bellissimo Tower Bridge. Scesi dalla tube alla
fermata di London Bridge, facciamo una piacevole camminata lungo il Tamigi da dove si
può osservare la City con i suoi grattaceli, la Torre di Londra dove sono custoditi
tutt’oggi i gioielli della Regina e ovviamente il Tower Bridge illuminato, che per la
prima volta abbiamo visto aprirsi! Proseguiamo la camminata attraversando proprio il
bellissimo ponte, poi costeggiando la Torre di Londra e per concludere la serata
riprendiamo la tube a Tower Hill direzione Stratford per tornare in hotel.

DAY 3:
Consideriamolo comunque un giorno della mini-vacanza.
Sveglia alle 5.30, sistemazione delle ultime cose nel bagaglio a mano, navetta privata
come i VIP puntualissima e comodissima che ci attende fuori dall’hotel e purtroppo si
parte per tornare all’aeroporto.
Ai controlli segnaliamo l’ormai hooligan Renato, che solo dopo ripetute minacce della
polizia si decide a fare i normalissimi controlli necessari prima di imbarcarsi.
La vacanza si conclude. Arrivederci alla prossima!
COME ON YOU IRONS!!!

Mattia Centanni

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