Arsenal Away

ARSENAL

Poco lontano dallo sfacelo di Haringey, dal malcontento sociale di Newham e dalle raffinate boutique di Chelsea si trova un quartiere meno appariscente, meno romantico, sicuramente meno romanzato, ma che costituisce la vera essenza dell’Inghilterra. E’ quindi il caso di spostarsi ad Holloway, casa dell’Arsenal.

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Holloway si trova nella parte nord del borough di Islington, uno dei borough più caratteristici di Londra: e non perchè ci sia un qualcosa di particolare, esattamente il contrario: ad Insilington non c’è praticamente niente; se si eccettua il traffico sulla Caledonian Road, e qualche ristorante e negozio di lusso ad Angel, la zona è contraddistinta da immense distese di terraced houses, una uguale all’altra, riconoscibili solo per le cassette delle lettere di diversi colori. Qui non troviamo macchine bruciate ai lati come ad Haringey, gli immigrati non si trovano le finestre delle case distrutte dai sassi, come nelle aree ad est e sud del fiume: al contrario, Islington rappresenta il perfetto modello di integrazione fra le varie culture, un quartiere multiculturale che rappresenta un esempio per altri borough che non hanno raggiunto questo standard, e non a caso rappresenta uno dei pochi feudi Labour della capitale. Islington è da sempre stato un crocevia di persone, pertanto è difficile determinare la maggioranza numerica di una classe sociale rispetto ad un’altra: ed allora convivono in piena armonia operai, intellettuali, manager, commercianti e banchieri, tutti terribilmente affascinati da quest’area, pervasa da uno spirito di magia che lo stesso Colin Firth, che ad Islington ci è nato, non è mai riuscito a descrivere, ma a cui deve piacere molto, se afferma che torna nel quartiere ogni volta che può.
E forse la vera forza di Islington, come di Londra in generale, risiede proprio qui: città globalizzata prima di tutte le altre, Londra non è una città che si è sviluppata a casaccio come Roma, Parigi e Madrid, che per accogliere i nuovi arrivati hanno costruito enormi orribili palazzoni alle periferie, deturpando l’immagine della città: Londra è cresciuta in maniera più armoniosa, e definirla città, anche se ciò appare un controsenso, tecnicamente è un errore; Londra infatti è un insieme di paesini, che nel corso dei secoli si sono amalgamati ed agglomerati tra di loro. Sebbene si sia persa questa cosa in alcune zone della capitale, rimane impressionante come alcune aree londinesi, situate a non più di tre chilometri dal marasma i Oxford Street, assomiglino a veri e propri paesi di campagna, il cui corso del tempo sembra essersi fermato: ci si conosce ancora tutti, il ritrovo serale è nel pub del quartiere, la domenica è dedicata alla messa e le associazioni culturali registrano numeri esorbitanti quando organizzano serate in cui giocare al lotto. Islington rappresenta tutto questo, ed è meraviglioso sapere che in una società che all’apparenza sembra non rallentare mai ci si possa prendere un attimo di pausa, respirare, e camminare senza tempo tra le stradine che portano al parco locale, al giornalaio di fiducia o al fish’n’chips all’angolo della strada. E’ forse per questo che la tifoseria dell’Arsenal non è mai saltata alle cronache per particolari atti di violenza: la vita qui infatti è troppo placida e serena per rischiare di rovinarla andare in giro per il paese a menar fendenti, meglio pranzare con i propri cari a base di cold meat e poi muoversi verso lo stadio per l’una e mezza, ricordandosi di scendere a Finsbury Park e non ad Arsenal, costeggiando poi il parco e fermandosi nei vari pub lungo il tragitto, mentre quelli in zona stadio sono lasciati ai turisti ed agli occasionali, mal visti agli occhi dei locals, in quanto ignari di ciò che l’Arsenal rappresenta ai loro occhi: un vero e proprio totem, il cardine attorno a cui Islington ruota, un po’ come (ma guarda un po’) la squadra del paesello, che viene sempre sostenuta ed incitata, indipendentemente dal risultato. E’ per questo che l’abbandono i Highbury ha costituito un duro colpo soprattutto per i residenti in zona: essi si sono visti privati in un solo colpo della propria chiesa, del proprio pub e del proprio circolo ricreativo, perchè l’Arsenal prima era tutto questo, mentre invece ha altro a cui pensare, non più il ragazzino o il piccolo commerciante, ma il grande imprenditore o il turista, che mai hanno camminato per la zona assaporandone ogni dettaglio e mai lo faranno, concentrati solo e soltanto sul campo di gioco, ignari del fatto che la bellezza di un club inglese è pervasiva, non si limita all’impianto ma si diffonda a raggiera lungo tutto il quartiere, illuminando e regalando speranze anche a chi sembra averle perse.
Tocca ora a noi, barbari del rozzo East End, punire tutto questo, perchè la tradizione non bisogna mai abbandonarla: siamo stati gli ultimi a vincere ad

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Highbury ed i primi all’Emirates (c’è anche una canzone a riguardo), è giunto il tempo di tornare a fare uno sgambetto ai gunners, Ricordandosi però di lasciare tutto intatto, perchè queste strade, oggi percorse da migliaia di forestieri, domani, all’uscita dalla messa, dirigendosi verso casa, saranno percorse da anziani signori in coppola e giacca di tweed, che non si meritano di trovare le strade del proprio paese ingiustamente rovinate.
COME ON YOU IRONS!

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Nik

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